Vita quotidiana di una numeraria dell’Opus Dei/Altri aspetti della vita quotidiana

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X. ALTRI ASPETTI DELLA VITA QUOTIDIANA

Incorporazioni

Eventi importanti della vita di una numeraria, che hanno ricadute decisive nella sua vita quotidiana, sono le incorporazioni, che conoscono tre tappe: l’ammissione, l’oblazione e la fedeltà[1].

All’inizio degli anni ’70, in realtà, tali scadenze non erano scrupolosamente osservate, e si aveva anzi la tendenza a rimandare sempre un po’ la concessione dell’incorporazione che toccava fare di volta in volta, segnalando alla numeraria interessata mete ascetiche da affinare e approfondire. Questa scrupolosità nella valutazione dell’idoneità venne in seguito corretta dalle indicazioni citate, raccolte nel Vademecum de los Consejos locales, che porta la data del 19-III-1987.

Prima di concedere l’ammissione - come succederà anche per le incorporazioni successive -, il consiglio locale del centro a cui è ascritta la numeraria in questione prepara una nota informativa nella quale si rende conto di come l’interessata viva aspetti fondamentali dello spirito dell’Opera e se ha terminato tutte le lezioni del Programma di formazione iniziale. Questa nota informativa viene data alla delegazione di competenza, assieme a una scheda compilata con dati anagrafici personali e familiari, e due foto. Dopo aver adempiuto a questi obblighi una numeraria incaricata dalla delegazione - molto spesso la stessa direttrice del centro a cui è ascritta la giovane numeraria in questione -, la incontrerà per un colloquio[2] nel quale verificherà la conoscenza dei temi del programma di formazione iniziale e le rivolgerà alcune domande relative alla libertà e alla conoscenza degli obblighi che assume. Alla parte finale di questo colloquio, nella quale vengono rivolte tali domande, assiste anche un secondo membro dell’Istituzione, in qualità di testimone.

Se la candidata è riconosciuta idonea, la persona che l’ha incontrata lo comunica alle direttrici competenti, che valutano le informazioni ricevute e confermano la concessione dell’incorporazione. Solo dopo quel momento si potrà comunicare all’interessata che farà l’ammissione e in che data. La cerimonia si svolge nell’oratorio del centro, presenti il consigliere, o un sacerdote da lui delegato (normalmente il sacerdote del centro), la direttrice del centro o un’altra persona da lei designata, e un altro membro dell’Opera.

I passi appena descritti (note informative e colloquio) si ripetono al momento di concedere l’oblazione, dopo un anno dall’ammissione, e la fedeltà, dopo cinque anni dall’oblazione.

Con l’oblazione si parla di effettiva incorporazione all’Opera, anche se non definitiva e che andrà rinnovata ogni anno nella festa di san Giuseppe. Solo con la fedeltà l’incorporazione diventa definitiva e non ci sarà piú bisogno di rinnovarla.

Entrambe le incorporazioni - quella provvisoria e quella definitiva - constano di vari momenti, uno di fronte al direttore del centro; un secondo davanti a tre testimoni e che si svolge fuori dall’oratorio, davanti a un’immagine della madonna o a un crocefisso; e infine la cerimonia nell’oratorio, nella quale, quando si fa la fedeltà, al numerario viene dato un anello benedetto[3]. Prima di fare la fedeltà ogni numerario, come esigenza della virtù della povertà e del distacco, cede l’amministrazione dei propri beni patrimoniali, se ne ha, e fa testamento[4].

Con l’oblazione prima, e poi con la fedeltà, i membri dell’Opus Dei si impegnano a una donazione totale che si concreta nella disponibilità a dedicarsi ai lavori interni dell’Opera; a obbedire al prelato e ai direttori che lo rappresentano in tutto ciò che si riferisce a vita interiore e apostolato; a santificarsi per mezzo del lavoro vivendo il distacco nell’uso dei beni terreni; all’apostolato e al proselitismo; alla fraternità con gli altri membri dell’Opera; alla cura della vita di famiglia; alla pratica della virtù della purezza che per i numerari si concreta nel celibato; a coltivare la filiazione divina; a praticare le virtù dell’ottimismo e dell’allegria; a seguire l’esempio del fondatore e a ricorrere alla sua intercessione; infine, all’utilizzo responsabile dei mezzi di formazione offerti dall’Opera.

Come accennato precedentemente, l’incorporazione temporanea con l’oblazione comporta l’obbligo, se si vuole permanere nell’Opera, di rinnovare tale incorporazione annualmente. Gli statuti dell’Opera prescrivono che tale rinnovo non va fatto nell’anniversario della propria oblazione, bensì che tutti i membri incorporati temporaneamente rinnovino i loro impegni nella festa di san Giuseppe. Ognuno, privatamente, rinnova gli impegni della sua appartenenza all’Opus Dei ed è poi tenuto a comunicare, entro la giornata, al proprio direttore, di aver adempiuto a questo obbligo.

Queste tre grandi tappe - ammissione, oblazione, fedeltà - non indicano però completamente la struttura dell’Opus Dei. Sia nella sezione maschile che in quella femminile, infatti, alcuni numerari e numerarie sono distinti in altre due categorie: iscritti ed elettori. Iscritti e iscritte sono tutti quei numerari e numerarie che possono essere destinati a cariche direttive nell’istituto, vengono nominati direttamente dal Padre o dal Presidente generale dell’Opera, e prima di ricevere questo incarico - come avvenuto per me nel 1980, quando fui scelta come socia iscritta - emettono alcuni giuramenti suppletivi[5]. Gli elettori vengono scelti tra gli iscritti, sono sempre nominati dal Padre o dal Presidente generale dell’Opera, e sono i soli ad aver voce attiva e passiva nell’assemblea generale per la nomina del nuovo Presidente generale. Le elettrici, scelte anch’esse tra le iscritti, sono le sole ad aver diritto a partecipare al congresso generale della sezione femminile, che però - come ho già detto - non ha alcuna voce nella elezione del Presidente generale dell’Opera.

Feste

Il calendario dell’Opus Dei è ricco di giorni di festa: ci sono le feste proprie dell’istituzione e che celebrano la fondazione dell’Opus Dei, della sezione femminile dell’Opera, il compleanno e l’onomastico del fondatore, la sua ordinazione sacerdotale, il giorno della morte; i santi protettori dell’Opera, eccetera. Oltre a queste feste che potremmo chiamare interne, si celebrano nell’Opus Dei tutte le feste liturgiche, e con maggiore solennità quelle che risvegliano una eco nello spirito dell’Opera: le feste della croce, quella di san Giuseppe, tutte le feste della madonna. Ognuna di queste feste ha una sua solennità maggiore o minore, che viene identificata, come già accennato parlando della preparazione della messa, con la lettera A, B o C.

Le feste come il Natale e il capodanno vengono celebrate nell’Opera come uno speciale momento di famiglia, oltre che, naturalmente, come un importante momento dell’anno liturgico.

A Natale, sempre che sia possibile, si organizza nei centri il triduo, a cui si invitano le famiglie delle associate e magari anche quelle di qualche ragazza piú vicina alla vocazione. L’amministrazione colloca in vari punti della casa qualche elegante e sobria decorazione natalizia, naturalmente si fa il presepe, e la festa viene celebrata con la massima solennità, sia a livello liturgico che nella vita di famiglia. Il giorno di Natale ognuna riceve un piccolo regalo[6], uno e due oggetti che rispondono ai desideri precedentemente espressi dall’interessata: un profumo, un’agendina nuova, una sciarpa o qualcosa del genere, sempre accompagnato da uno scherzo allusivo a qualche caratteristica personale. In queste giornate di festa gli orari, qualche volta, diventano piú tolleranti ed elastici, e la vita di familia si fa piú intensa. Molte, nelle giornate fra Natale e capodanno, o fra quest’ultima festa e l’Epifania, partono per fare il proprio corso di ritiro.

La notte di capodanno si celebra nei centri la messa di mezzanotte, preceduta dal Te Deum di ringraziamento per l’anno appena trascorso.

Normalmente ogni numeraria celebra il proprio onomastico; eccezionalmente qualcuna opta per la celebrazione del compleanno[7]. In quel giorno le altre persone del centro cercano di affinare dettagli di affetto verso la festeggiata: il pranzo è piú curato e magari si cerca di fare qualche piatto che le è specialmente gradito, la tertulia è piú curata e le vengono consegnati degli auguri, uno scherzo preparato in casa, molto personalizzati. Si cerca di organizzare una passeggiata o di proiettare la sera un film che possa esserle gradito. Quando questi anniversari cadono durante il corso annuale, tutto questo viene ulteriormente curato e programmato, anche perché diventa un diversivo per tutte le partecipanti. Il compimento dei quarant’anni è considerato un anniversario particolarmente solenne, il raggiungimento di una particolare maturità umana e interiore. Viene perciò celebrato in forma particolare, anche quando abitualmente la festeggiata celebra l’onomastico[8].

Farmacia, profumeria, magazzino di abbigliamento

Una numeraria vive l’obbedienza e il distacco anche nell’assunzione di medicinali. Per quanto riguarda quelli di uso piú comune - per far fronte a un mal di testa o a qualche leggero disturbo - nell’ufficio della direzione o nelle vicinanze c’è di solito una piccola farmacia domestica con i piú frequenti prodotti da banco[9]. Le chiavi sono custodite dalla direttrice, ed è a lei - o a chi la sostituisce in quel momento - che bisogna chiedere in caso di bisogno. Se invece un medico fa delle prescrizioni specifiche, sarà l’interessata stessa a custodire i medicinali che le sono stati prescritti e ad assumerli secondo la prescrizione del medico. Se comunque tali medicine dovessero avanzare, le consegnerà alla direttrice.

In un armadio della casa si conserva un piccolo magazzino di articoli di profumeria: saponette, fazzoletti di carta, calze, spazzolini da denti e dentifrici ed altri articoli del genere, comprati all’ingrosso per risparmiare e di cui poi le singole persone si approvvigionano al bisogno senza bisogno di recarsi presso piú costosi negozi di profumeria[10]

Ognuna lascerà presso una piccola cassa tenuta nel magazzino stesso la cifra corrispondente al costo dell’articolo, o segnerà su un quaderno il valore di quanto prelevato: provvederà poi la segretaria del centro a riportare la cifra totale sul foglio personale di ognuna, alla voce “ordinarie”.

Inoltre in ogni centro è presente un magazzino di abbigliamento, a cui si fa ricorso in caso di bisogno prima di ricorrere all’acquisto presso negozi normali.

In tale magazzino vengono riposti capi di abbigliamento che sono stati regalati alle numerarie in occasioni diverse, come anche altri capi, smessi da numerarie piú grandi o che svolgono attività di una certa rilevanza sociale, ma che possono essere ancora utilizzabili. Ogni numeraria, quando ha qualche necessità di rinnovare un capo di vestiario, passa prima con la propria direttrice presso questo magazzino per verificare se non ci sia qualcosa che possa esserle utile.

Rapporti con le famiglie

Come già evidenziato all’inizio di questo studio, quando una persona entra a far parte dell’Opus Dei, l’istituzione diventa la sua vera famiglia. I rapporti con le famiglie d’origine sono improntati ad un forte distacco[11], pur cercando di salvaguardare dei buoni rapporti e di dimostrare tutto l’affetto possibile compatibilmente con le esigenze della donazione.

Non sono previsti momenti specifici né scadenze in cui una numeraria si reca presso la propria famiglia d’origine[12]. Quando è possibile, e le circostanze lo richiedono, si passa a salutare i propri familiari, ma può anche accadere che passino anni, se i luoghi di residenza sono lontani e se i familiari si dimostrano specialmente comprensivi e non creano problemi, senza che si torni presso la propria famiglia.

Si cerca di ovviare a tale lontananza, che spesso viene vissuta in modo sofferto dai propri familiari, scrivendo con frequenza[13], e con la preghiera.

Un’altra conseguenza concreta del distacco dalla propria famiglia e della disponibilità alle esigenze dell’Opera porta a non accettare mai di essere madrine in cerimonie di battesimo o di cresima, dato che nessuna numeraria è sicura di avere la disponibilità di tempo e permanenza per adempiere agli obblighi in tal modo contratti[14].

Malattia e morte

Come nella vita di tutti, anche in quella di una numeraria possono esserci momenti di malattia, dall’influenza stagionale ad infermità piú gravi.

Anche per tutti questi casi lo spirito dell’Opera prevede modi concreti che sono attuati nei centri.

Una delle prime cure è quella di aiutare l’infermo a santificare la propria malattia. Per questo, se il suo stato lo permette, lo si accompagna nel compimento delle pratiche di pietà: per esempio, leggendogli il Vangelo o un libro spirituale, recitando con lui il Rosario, ecc. Per rispettare la sua libertà, non gli si porta la Comunione, se non ne fa esplicita richiesta, anche se gliela si può ricordare in modo opportuno, per evitare una possibile dimenticanza. Si cercherà anche di far sì che, in qualche modo, abbia una giornata piena: in molti casi sarà possibile trovare qualche occupazione gradevole e perfettamente adeguata alle circostanze fisiche e psicologiche, letture che distraggano a siano allo stesso tempo profittevoli, ecc.[15].

Oltre a queste indicazioni, si curano tutta una serie di dettagli legati alla dieta, al riposo, eccetera, la cui osservanza comunque variava alquanto a seconda delle possibilità del centro in cui una persona seriamente ammalata si trovava a vivere. È anche da segnalare che, a parte poche eccezioni, tali indicazioni erano conosciute piú in teoria che in pratica, dato che la giovane età media garantiva alla maggior parte delle numerarie della mia epoca una buona salute.

Anche la morte di una numeraria è stato un evento relativamente poco frequente nel periodo di tempo qui preso in considerazione, e i pochi casi sono stati piú oggetto di racconto che di esperienza diretta. Comunque anche riguardo alla morte esistevano una serie di consuetudini. La piú nota di tutte era quella che il nostro corpo sarebbe stato preparato per la sepoltura avvolto in un semplice lenzuolo, in segno di povertà[16]. Tale lenzuolo doveva essere sufficientemente ampio da poter avvolgere comodamente il corpo, e doveva lasciare in vista il solo volto e le mani. In alcuni centri si conservavano le lenzuola destinate a tale uso. Alla defunta si sarebbe dovuta togliere la medaglia dello scapolare del Carmelo che aveva portato in vita, che veniva sostituita dallo scapolare in stoffa. Era compito della direttrice del centro a cui apparteneva la defunta comunicare la notizia all’assessorato e scrivere al Padre raccontando gli ultimi giorni della defunta. Con piú calma veniva poi redatta una nota necrologica piú completa sulla vita e sulle circostanze della defunta, che doveva essere inviata all’assessorato. Qualche volta si leggevano dopo qualche tempo, sulle pubblicazioni interne, articoli che riguardavano la persona che aveva cessato di vivere.

Erano inoltre previsti, per le numerarie defunte, così come per tutti gli altri membri della prelatura, una serie di suffragi, subito prima del funerale e in seguito, durante la ricorrenza dei fedeli defunti della chiesa universale. Normalmente, i funerali venivano celebrati nella parrocchia piú vicina.


  1. “La admisión, la oblación o la fidelidad se hacen puntualmente, en cuanto ha transcurrido el tiempo prescrito en los Estatutos de la Prelatura, ni un día antes ni un día después: seis meses, para la admisión; un año, entre la admisión y la oblación; cinco años, entre la oblación y la fidelidad. Sobre el Consejo local recae la responsabilidad de poner los medios oportunos para que siempre pueda ser así” (Vademecum de los Consejos locales, Roma, 19-III-1987, cap. I, p. 25).
  2. “La persona que atienda esta conversación, se asegura de que quien va a hacer la admisión y la oblación conoce suficientemente los temas correspondientes al Programa de formación inicial. A esta charla asistirá otro miembro de la Obra: un numerario mayor, sacerdote o seglar; o, para el caso de agregados o supernumerarios, también un agregado que forme parte del Consejo local. En ese momento, se tratarán, además, las siguientes questiones:

    • si actúa con plena libertad: con un querer seguro, consciente y responsable;
    • si conoce todas las obligaciones que lleva consigo la admisión, la oblación o la fidelidad;
    • especialmente, si se da perfecta cuenta de que la vocación exige una vida de trabajo continuo, porque la espiritualidad del Opus Dei se apoya en el trabajo profesional ejercido en medio del mundo, que es el medio específico eficaz para lograr la santidad, haciendo un apostolado fecundo;
    • si entiende expresamente... que no somos religiosos ni podemos ser equiparados a los religiosos desde ningún punto de vista...;
    • si es capaz de obtener, con su trabajo profesional, los medios necesarios para su sustento y para contribuir generosamente al sostenimiento de las labores apostólicas”.
  3. “...Los numerarios y agregados llevan siempre el anillo de la fidelidad: es un recuerdo continuo de su compromiso de amor, y un motivo más de presencia de Dios” (Vademecum de los Consejos locales, Roma, 19-III-1987, cap. I, pag. 37).
  4. [I numerari e gli aggregati] “antes de hacer la fidelidad, han de haber otorgado testamento, también con completa libertad, de sus bienes patrimoniales presentes y futuros” (Vademecum de los Consejos locales, Roma, 19-III-1987, cap. I, pag. 32).
  5. “... Antequam... ad gradum perficiatur, designatus inscriptus... quae sequuntur promittere debet. 1° praxim correctionis fraternae...; 2° munera instituti... neque... ambire; 3° spiritum primaevae paupertatis fideliter... conservare, et nullo modo permittere... ut huius nostrae rigidae paupertatis praxi derogetur...” (Constitutiones..., cit., p. I, cap. II).
  6. In Spagna e nei paesi dell’orbita spagnola questa consuetudine viene vissuta il 6 gennaio, dato che sono i Re Magi a portare i tradizionali doni.
  7. “Somos una familia, y es lógico cuidar los detalles de la vida de hogar; por ejemplo, celebrar con un pequeño agasajo el santo o cumpleaños. Pero somos una familia numerosa y pobre: se festeja solamente una de esas dos fiestas” (Glosas sobre la obra de San Miguel, Roma, 29-IX-87, II. Ambiente de los Centros).
  8. “Cuando un numerario o agregado cumple los 40 años, el Consejo local del Centro donde vive o al que esté adscrito, se ocupa de celebrarlo de modo prudentemente extraordinario” (Glosas sobre la obra de San Miguel, Roma, 29-IX-87, II. Ambiente de los Centros).
  9. “En los Centros hay un pequeño botiquín, con las medicinas de uso más corriente y las necesarias en caso de urgencia, y el material indispensable para la atención de los enfermos (…) El material de botiquín se cuida con esmero, y -excepto las medicinas e instrumentos de uso muy corriente - está cerrado con llave, que se guarda en el despacho del Director “ (Vademecum de las sedes de los Centros, Roma, 6-XII-87, pag. 15-17).
  10. “...Para ahorrar tiempo y dinero, suele haber en los Centros donde los numerarios viven en familia, en un lugar apropiado, algunos objetos de uso más general: productos para el aseo personal, papel y sellos, etc. Por un motivo de orden y de pobreza, para que todos sepan lo que cuestan las cosas, se paga lo que se utiliza, adoptando el sistema que se vea más acertado en cada sitio: por ejemplo, anotándolo en un cuaderno, haciendo unos vales o, sencillamente, abonándolo en metalico. En todo caso, cada uno apunta en su cuenta personal el importe de los gastos ordinarios” (Vademecum de las sedes de los Centros, Roma, 6-XII-87, pag. 51).
  11. “Los numerarios han de recibir, desde el principio, la formación necesaria para comprender que su dedicación al servicio de Dios en la Obra es plena y les pide un efectivo desprendimiento de su familia de sangre, acompañado, a la vez, de un mayor cariño hacia ellos, lleno de visión sobrenatural y de celo apostólico” (Glosas sobre la obra de San Miguel, Roma, 29-IX-87, VI. Relaciones con las familias).
  12. “De ordinario, los numerarios no abandonan sus tareas apostólicas o su lugar de trabajo - sobre todo si el lugar es lejano -, para participar en determinados acontecimientos o sucesos familiares - el matrimonio de un pariente, una primera Misa, etc.-, que ocasionan gastos de tiempo y de dinero que un Padre de familia numerosa y pobre no se puede permitir” (Glosas sobre la obra de San Miguel, Roma, 29-IX-87, VI. Relaciones con las familias).
  13. “Un modo concreto de manifestar ese cariño y de ejercer ese apostolado es escribir con la oportuna frecuencia, especialmente a los Padres” (Glosas sobre la obra de San Miguel, Roma, 29-IX-87, VI. Relaciones con las familias).
  14. “De otra parte, los numerarios y los agregados no aceptan ser padrinos de bautizo o de confirmación, porque contraerían unas obligaciones que no pueden comprometerse a cumplir” (Glosas sobre la obra de San Miguel, Roma, 29-IX-87, VI. Relaciones con las familias).
  15. “Uno de los primeros cuidados que necesita un enfermo es ayudarle a santificar la propia dolencia, a llevarla con sentido sobrenatural y alegría. Para esto, si su estado lo consiente, se le acompaña con gran afecto a cumplir algunas normas de piedad: por ejemplo, leyendole el Evangelio o un libro espiritual, rezando con él el Rosario, etc. Para respetar su libertad, no se le lleva la Comunión, si no lo pide expresamente, aunque se le puede recordar de modo oportuno, para evitar un posible olvido... También hay que procurar que, de alguna manera, tenga un día lleno: en muchos casos se podrá encontrar alguna ocupación grata y perfectamente adecuada a sus circustancias físicas y psicológicas, lecturas que distraigan y a la vez sean provechosas, etc. Generalmente no es aconsejable el uso de la radio o de la televisión, y mucho menos de forma prolongada o al arbitrio del enfermo, porque más que un remedio constituiría un desorden y podría ser incluso perjudicial” (Glosas sobre la obra de San Miguel, Roma, 29-IX-87, VIII. Descanso y atención a los enfermos).
  16. “La sábana utilizada para amortajar a los numerarios y agregados tendrá la amplitud necesaria para poder envilver el cadáver, sin que el lienzo quede ceñido al cuerpo. Si es preciso, se emplean dos sábanas en lugar de una. Se dejan sólo al descubierto el óvalo de la cara y las manos - cruzadas sobre el pecho -, que sostendrán un crucifijo distinto del que usaba en vida. Si solía llevar medalla escapulario, se sustituye por el escapulario de tela. Y tanto la medalla como, en su caso, el anillo de la fidelidad, se envían a la Comisión Regional” (Glosas sobre la obra de San Miguel, Roma, 29-IX-87, IX. Fallecimiento y sepultura).


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