File:L'Opus Dei. Il motu proprio di papa Francesco. L'esigenza di un rinnovamento.pdf

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Prof. Pier Luigi Guiducci, 03.11.2023

Recenti avvenimenti. Alcune evidenze che emergono. L’orientamento della Santa Sede


Nell’attuale periodo storico diverse vicende hanno riguardato la Prelatura dell’Opus Dei.1 Tale percorso è stato segnato anche da un momento significativo: l’assemblea mondiale dell’Opus Dei per adeguare le norme giuridiche interne alle direttive del Papa (aprile 2023).2 In tale contesto, in considerazione anche del fatto che permane talvolta una non conoscenza delle attività interne della Prelatura, più persone e alcuni media si sono rivolti anche a chi scrive per chiedere una serie di delucidazioni, non escluso un chiarimento sul Motu Proprio di Papa Francesco Ad charisma tuendum del 22 luglio 20223, e su quello dell’ 8 agosto 2023. Tali provvedimenti hanno ridimensionato la struttura canonica dell’Opus Dei. In questo saggio sono riassunti i mutamenti avvenuti mantenendo il consueto metodo storico.

Le denunce (2021)

Il 15 novembre del 2021, su ‘Euronews’, la giornalista Debora Gandini ha pubblicato un articolo dal titolo significativo: Opus Dei nella bufera. Denunce in Vaticano per sfruttamento sul lavoro.4 Lo scritto inizia con un riferimento a Lucía Giménez (56 anni). Questa donna, di umili origini, per 18 anni ha lavorato come assistente domestica, con altre 42 donne, in Paraguay e in Argentina per i centri e le residenze della Prelatura personale.

Nella testimonianza che ha rilasciato si trova anche questa affermazione: “(…) In quegli anni non riuscivo nemmeno più a dormire perché ero molto stressata. I direttori non hanno mai prestato alcuna attenzione a come mi sentivo fino a quando ho avuto una fortissima depressione”. Lucía Giménez descrive i suoi anni di lavoro come un periodo in cui non aveva tempo di pensare. “(…) Dovevo solo sopportare quello che mi stava accadendo, pregando Dio di darmi la forza di non crollare. I superiori ci raccontavano di averci sempre pagato lo stipendio, ma io non ho mai visto soldi. Così ho deciso di andarmene. Nessuno mi ha detto grazie. Nulla”. Beatriz Delgado, che ha lavorato per l'Opus Dei per 23 anni in Argentina e Uruguay, ha detto che le è stato detto “che dovevo dare il mio stipendio al direttore e che tutti lo davano. ... Faceva parte del dare a Dio”. “Ti convincono con la vocazione, con ‘Dio ti chiama, Dio ti chiede questo, non puoi deludere Dio’. (...) Mi hanno agganciato con quello”, ha detto.

Adesso, Lucía Giménez e le sue ex colleghe (tutte cattoliche), hanno voluto sporgere denuncia in Vaticano. La prelatura dell’Opus Dei, infatti, viene controllata dalla Santa Sede. La denuncia riguarda uno sfruttamento lavorativo e un abuso di potere e di coscienza. La Giménez e le sue colleghe sostengono che i sacerdoti dell'Opus Dei e altri membri hanno esercitato "coercizione di coscienza" su di loro per spingerle a servire e per spaventarle con mali spirituali se non si conformavano alla presunta volontà di Dio. Controllavano anche le loro relazioni con il mondo esterno. Nel testo accusatorio viene pure specificato che nel gruppo delle assistenti erano utilizzate pure delle minorenni.

In definitiva, le donne cit. lavoravano in condizioni illegali, senza retribuzione, con orari irregolari e senza protezione assicurativa. le richieste fisiche e psicologiche sono diventate intollerabili, la maggior parte delle donne ha chiesto di andarsene dall’Opus Dei. Uscendo, però, si sono trovate senza soldi”.5

Il protocollo in tema di abusi (2020)

Accanto alle vicende delle denunce in precedenza cit., si colloca pure una realtà delicata: quella degli abusi. Su tali storie sono molteplici le direttive pontificie mirate a verificare all’interno delle istituzioni cattoliche situazioni a rischio, drammi avvenuti o tragedie in corso.6 Si pensi ad esempio, agli interventi di Benedetto XVI con rif. alla situazione dell’Irlanda (2006-2010). Tra i diversi documenti si ricorda anche la Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio di Papa Francesco dal titolo: Vos estis lux mundi (7 maggio 2019). In presenza di queste direttive, anche il prelato dell’Opus Dei si è trovato nella situazione di applicare per la prelatura le norme stabilite dal Pontefice. Lo ha fatto con un documento del 22 febbraio 2020: “Direttive per la protezione dei minori e altre persone vulnerabili”.

Il 25 marzo 2023 Papa Francesco ha pubblicato una nuova edizione della Lettera Vos estis lux mundi. Il testo tiene conto delle altre riforme normative introdotte successivamente al 2019, in particolare la Sacramentorum sanctitatis tutela (2021), le modifiche al libro VI del codice di diritto canonico (Pascite Gregem Dei, 2021), e la nuova Costituzione sulla Curia Romana, Praedicate Evangelium (2022).

Nel contesto fin qui delineato, si colloca pure un fatto. Il 18 gennaio del 2020, la Rete L’Abuso divulga in Italia (per l’estero intervenne ‘Religión digital’) un’informativa dal titolo: “L’Opus Dei si limita ad ammonire un numerario spagnolo che abusò di un giovane e il prete che lo coprì”.7 Al riguardo, senza commenti di chi scrive, si riporta qui di seguito quanto pubblicato a firma del giornalista spagnolo Jesus Bastante.

“Titolo e sottotitolo.

L’Opera giustifica la minima condanna affermando che “in conformità con la legge della Chiesa, poiché non era un chierico, l’intervento della Congregazione per la Dottrina della Fede non era previsto. D’altra parte, considerando le norme civili e le pene canoniche applicabili a un laico, i crimini sono andati in prescrizione per scadenza dei termini.”

L’Opus invita “a pregare specialmente per la persona colpita e, con un atteggiamento di pietà cristiana, per il signor Bueno Montoya (l’aggressore, di nazionalità spagnola), per la fragile e delicata salute clinica e psicologica, in modo che il Signore gli usi misericordia”.

Testo dell’articolo.

Un’ammonizione formale. Questa è la “convinzione” che il prelato dell’Opus Dei, Fernando Ocáriz, ha imposto al numerario Juan Pablo Bueno Montoya, ritenuto colpevole di “contatto inappropriato” nei confronti di un minorenne in un centro dell’Opus Dei (di cui era direttore) a Montevideo nel 1984, e “una situazione di molestie sessuali” per lo stesso giovane cinque anni dopo.

In una nota inviata dall’Ufficio Stampa dell’Opera in Uruguay, l’Opus riporta i fatti “con dolore e tristezza”, nonché l’accusa di un prete, Enrique Doval, a cui il giovane ha comunicato l’accaduto e che “l’ha interpretato come una grave imprudenza, ma non come un crimine, quindi ha invitato la vittima alla discrezione e ha ammonito l’imputato, ma non ha promosso altre misure”. Anche il chierico è stato ammonito, ma non espulso dalla congregazione.

L’inchiesta è iniziata un anno fa, dopo la denuncia nell’arcivescovado di Montevideo. “Leggendo formalmente la denuncia, Bueno Montoya - dal 1984 residente in Argentina - ha accettato la sua colpa e ha affermato di vergognarsi molto della sua azione, dando prova di pentimento nell’esprimere la sua volontà di chiedere perdono alla vittima - qualcosa che fino a quel momento aveva evitato per paura di causare più danni e di riparare tutto ciò che era possibile”, così recita la comunicazione dell’Opus.

Titolo: Non è un chierico e i crimini sono andati in prescrizione.

La nota giustifica la minima condanna affermando che “in conformità con la legge della Chiesa, poiché non era un chierico, l’intervento della Congregazione per la Dottrina della Fede non era previsto. D’altra parte, considerando le norme civili e le pene canoniche applicabili a un laico, i crimini sono andati in prescrizione per scadenza dei termini.

Titolo: Cosa ha fatto l’Opera con l’abusatore?

L’Opus Dei lo riassume in sei punti:

-lo ammonisce formalmente;

-quando il denunciante lo riterrà opportuno, si scusi formalmente e sinceramente (cosa che ha fatto attraverso una lettera personale);

-gli viene vietato di partecipare ad attività di formazione con minori di 30 anni;

-non potrà tornare ad alcun compito di gestione o formazione nella Prelatura;

-dovrà risiedere in case dove non avrà contatti con i giovani;

-gli viene consigliato di condurre una vita di preghiera e penitenza, implorando la misericordia di Dio.

Per quanto riguarda il denunciante, l’Opera si impegna a offrire “accompagnamento pastorale e coprire le spese economiche dell’assistenza terapeutica professionale”.8

L’intervento di Papa Francesco (2022)

Il 19 marzo 2022 Papa Francesco ha promulgato la Costituzione Apostolica Praedicate evangelium (cit.). Con tale atto è stata riformata la Curia Romana. In particolare, l'articolo 117 di questo documento stabilisce che il dicastero per il clero è responsabile di “tutto ciò che corrisponde alla Santa Sede in materia di prelature personali”. Dopo tale iniziativa, il 14 luglio del 2022, Papa Francesco ha divulgato la Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio dal titolo Ad Charisma Tuendum. Data la significatività di questo atto, si riporta qui di seguito il testo.

“Per tutelare il carisma, il mio predecessore san Giovanni Paolo II, nella Costituzione Apostolica Ut sit9, del 28 novembre 1982, eresse la Prelatura dell’Opus Dei, affidandole il compito pastorale di contribuire in modo peculiare alla missione evangelizzatrice della Chiesa. Secondo il dono dello Spirito ricevuto da san Josemaría Escrivá de Balaguer, infatti, la Prelatura dell’Opus Dei, con la guida del proprio Prelato, attua il compito di diffondere la chiamata alla santità nel mondo, attraverso la santificazione del lavoro e degli impegni familiari e sociali per mezzo dei chierici in essa incardinati e con l’organica cooperazione dei laici che si dedicano alle opere apostoliche (cfr. cann. 294-296, CIC).

Il mio venerato Predecessore affermava che: “Con grandissima speranza, la Chiesa rivolge le sue materne premure e le sue attenzioni verso l’Opus Dei (…) affinché esso sia sempre un valido ed efficace strumento della missione salvifica che la Chiesa adempie per la vita del mondo”.

Con questo Motu Proprio si intende confermare la Prelatura dell’Opus Dei nell’ambito autenticamente carismatico della Chiesa, specificando la sua organizzazione in sintonia alla testimonianza del Fondatore, san Josemaría Escrivá de Balaguer, e agli insegnamenti dell’ecclesiologia conciliare circa le Prelature personali.

Mediante la Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium10 del 19 marzo 2022, che riforma l’organizzazione della Curia Romana per meglio promuoverne il servizio a favore della evangelizzazione, ho ritenuto conveniente affidare al Dicastero per il Clero la competenza per tutto ciò che spetta alla Sede Apostolica circa le Prelature personali, delle quali l’unica finora eretta è quella dell’Opus Dei, in considerazione del preminente compito in essa svolto, a norma del diritto, dai chierici (cfr. can. 294, CIC).

Volendo quindi tutelare il carisma dell’Opus Dei, e promuovere l’azione evangelizzatrice che i suoi membri compiono nel mondo, e dovendo al contempo adeguare le disposizioni relative alla Prelatura in ragione della nuova organizzazione della Curia Romana, DISPONGO che siano osservate le seguenti norme.

Art. 1. Il testo dell’art. 5 della Costituzione Apostolica Ut sit è, a partire da ora, sostituito dal testo seguente: “A norma dell’art. 117 della Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium, la Prelatura dipende dal Dicastero per il Clero che, a seconda delle materie, valuterà le relative questioni con gli altri Dicasteri della Curia Romana. Il Dicastero per il Clero, nella trattazione delle diverse questioni, dovrà avvalersi, mediante l’opportuna consultazione o trasferimento delle pratiche, delle competenze degli altri Dicasteri”.

Art. 2. Il testo dell’art. 6 della Costituzione Apostolica Ut sit è, a partire da ora, sostituito dal testo seguente: “Ogni anno il Prelato sottoporrà al Dicastero per il Clero una relazione sullo stato della Prelatura e sullo svolgimento del suo lavoro apostolico”.

Art. 3. In ragione degli emendamenti della Costituzione Apostolica Ut sit disposti con la presente Lettera Apostolica, gli Statuti propri della Prelatura dell’Opus Dei saranno convenientemente adeguati su proposta della Prelatura medesima, da approvarsi dai competenti organi della Sede Apostolica.

Art. 4. Nel pieno rispetto della natura del carisma specifico descritto dalla Costituzione Apostolica sopracitata, si intende rafforzare la convinzione che, per la tutela del dono peculiare dello Spirito, occorre una forma di governo fondata più sul carisma che sull’autorità gerarchica. Pertanto il Prelato non sarà insignito, né insignibile dell’ordine episcopale.

Art. 5. Considerando che le insegne pontificali sono riservate agli insigniti dell’ordine episcopale, al Prelato dell’Opus Dei si concede, in ragione dell’ufficio, l’uso del titolo di Protonotario Apostolico soprannumerario con il titolo di Reverendo Monsignore e pertanto potrà usare le insegne corrispondenti a questo titolo.

Art. 6. A partire dall’entrata in vigore della Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium, tutte le questioni pendenti presso la Congregazione per i Vescovi relative alla Prelatura dell’Opus Dei continueranno ad essere trattate e decise dal Dicastero per il Clero.

Stabilisco che la presente Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio venga promulgata mediante la pubblicazione su L’Osservatore Romano, entrando in vigore il 4 agosto 2022, e quindi pubblicata nel commentario ufficiale degli Acta Apostolicae Sedis.

Dato a Roma, presso San Pietro, il 14 luglio 2022, decimo del Pontificato.

FRANCESCO”.

Alcune sottolineature

Con il Motu Proprio del 2022 Papa Francesco è intervenuto nella vita della prelatura della Santa Croce e Opus Dei. Il Pontefice, da un non breve periodo di tempo (e altri suoi predecessori), aveva ricevuto report che suggerivano l’esigenza di modificare alcuni aspetti di Organismi cattolici e della stessa Opus Dei. Anche dopo il 2022, canonisti11, e giornalisti12, hanno evidenziato il fatto che l’Opera aveva ricevuto un trattamento canonistico diverso rispetto a quello di altri organismi cattolici (Ordini, Congregazioni, Istituti di Perfezione, Fondazioni et al.). Tale impostazione, a parere di più autori, stava generando delle prassi sulle quali era utile sviluppare un approfondimento. Le prassi cit. erano rafforzate, a parere di molti, da alcuni elementi: l’obbligo del segreto imposto ai membri dell’Opera; la non chiarezza nel rapporto tra l’Opera e la Santa Sede; uno scostamento di fatto dell’Opus Dei dalla vita delle Chiese nazionali ed locali.

A questo punto, Papa Francesco, dopo consultazioni con membri della Curia, con vescovi, e con consulenti religiosi e laici, ha operato una scelta chiara. Da una parte ha mantenuto la struttura della prelatura personale, così da evitare nell’immediato squilibri e confusione. Dall’altra, ha dato inizio a dei mutamenti che - a loro volta - dovranno imprimere ulteriori svolte sul piano del rinnovamento (struttura, organizzazione, programmazione). In concreto:

1] la figura giuridica della prelatura personale rimane, ma questa non è più seguita dal dicastero dei vescovi ma da quello del clero. In tal modo l’Opera si pone accanto a molte altre Istituzioni cattoliche. In definitiva, per l’Opus, non è più applicato un principio di “esclusività” (considerato da molti alla stregua di un privilegio). L’Opera è obbligata ad affrontare con il dicastero del clero ogni questione, come la formazione dei suoi sacerdoti o “eventuali controversie”;

2] viene ordinata la revisione degli statuti dell'Opera. In pratica, alla sede centrale (guidata da un protonotario apostolico) rimangono funzioni di impulso, coordinamento e supervisione. Le diverse categorie di membri della prelatura saranno inserite nello schema abituale della Chiesa: i sacerdoti in un Istituto di vita consacrata sacerdotale, i numerari (che già vivono povertà, castità e obbedienza) nelle Società di Vita Apostolica; i soprannumerari e gli aggregati nelle Associazioni pubbliche di fedeli;

3] è negata la consacrazione episcopale del prelato. Tale decisione è significativa perché pone in risalto non un principio di gerarchia (molto vivo nell’Opus), ma una regola pastorale. Di conseguenza è il carisma a prevalere sull’istituzione. Questa può essere modificata in ogni momento (un fatto ritenuto inammissibile dal fondatore);

4] è stabilito l’obbligo di presentare un rapporto annuale sulle attività svolte, sullo sviluppo del lavoro apostolico, e sulle risorse impiegate. Il rapporto precedente era quinquennale e tendeva a presentare una costante linea positiva senza necessariamente sviluppare analisi su ogni contesto geografico. Tale prassi è cominciata a indebolirsi quando in Vaticano sono arrivate segnalazioni di irregolarità e formali denunce. Anche i report riguardanti temi economici rivestono un ruolo significativo perché il tipo di contabilità seguito dall’Opus Dei indicava dei totali non facili da scomporre per voci di competenza. In pratica, l’orientamento attuale è quello di capire i centri di costo, il disegno in tema di investimenti, le fasi di circolazione dei flussi finanziari. I report annuali serviranno a comprendere meglio anche il sistema organizzativo che si riferisce a più istituzioni con bilancio autonomo, collegate all’Opus Dei;

5] viene deciso che, sulla base delle nuove modifiche, gli statuti dell'Opus Dei dovranno essere opportunamente adattati. In tal senso, si attendono proposte dell'Istituzione stessa (discusse nei congressi straordinari dell’Opus Dei). L’approvazione finale spetterà alla Santa Sede. Quest’ultimo punto riveste una particolare significatività perché in diverse occasioni è stato segnalato alla Santa Sede che esistono documenti ufficiali (consegnati alla gerarchia cattolica), e atti interni vincolanti per i membri dell’Opus (non resi noti alla Santa Sede).13 Specie nel recente periodo, tale documentazione interna è stata anche pubblicata in parte ma, attraverso dei processi, l’Opera ha fatto porre nuovamente il vincolo della segretezza.14 Adesso, con il Motu Proprio di Papa Francesco, e con precedenti atti pontifici che impongono la trasparenza, l’Opus Dei dovrà far vedere pure gli atti ufficiosi al dicastero del clero e a eventuali visitatori apostolici.

Il secondo provvedimento pontificio (8 agosto 2023)

L’8 agosto 2023, Papa Francesco, con un nuovo Motu Proprio diviso in tre articoli, ha modificato i canoni relativi alle prelature personali che vengono da ora assimilate alle associazioni pubbliche clericali di diritto pontificio. Si tratta di un ulteriore adeguamento alla costituzione apostolica Praedicate evangelium (cit.). Questa, ha trasferito la competenza sulle prelature personali al dicastero per il clero, dal quale dipendono anche le associazioni pubbliche clericali con facoltà di incardinare chierici.

Al momento, l’unica prelatura personale esistente è quella dell’Opus Dei, eretta 40 anni fa con la Costituzione apostolica di Giovanni Paolo II Ut sit, modificata in alcuni assetti da Francesco con il Motu proprio Ad charisma tuendum promulgato il 14 luglio 2022 allo scopo di “tutelare il carisma” e “promuovere l’azione evangelizzatrice che i suoi membri compiono nel mondo”.

E proprio a partire dal canone 265 e dall’articolo 6 di Ad charisma tuendum, Papa Francesco nel documento pubblicato in data 8 agosto 2023, memoria di San Domenico, dispone che al canone 295 comma 1, relativo agli statuti e al prelato, si aggiunga che la prelatura personale è “assimilata alle associazioni pubbliche clericali di diritto pontificio con facoltà di incardinare chierici” e che i suoi statuti possono essere “approvati o emanati dalla Sede Apostolica”. Si ribadisce inoltre che il prelato agisce “in quanto moderatore, dotato delle facoltà di ordinario”.

Lo stesso canone finora era così formulato al comma 1: “La prelatura personale è retta da statuti emanati dalla Sede Apostolica e ad essa viene preposto un prelato come ordinario proprio, il quale ha il diritto di erigere un seminario nazionale o internazionale, nonché di incardinare gli alunni e di promuoverli agli ordini con il titolo del servizio della prelatura”.

Nel comma 2, relativo alle responsabilità del prelato circa la formazione e il sostentamento dei chierici incardinati della prelatura, si specifica che egli agisce in quanto moderatore, dotato delle facoltà di ordinario”, risultando il medesimo canone così formulato: ”Il prelato deve provvedere sia alla formazione spirituale di coloro che ha promosso con il predetto titolo, sia al loro decoroso sostentamento”.

Ancora, con il nuovo Motu Proprio, viene modificato il canone 296, relativo alla partecipazione dei laici alle attività apostoliche della prelatura personale, con l'aggiunta del riferimento al canone 107.

Il canone 296 recita: “I laici possono dedicarsi alle opere apostoliche di una prelatura personale mediante convenzioni stipulate con la prelatura stessa; il modo di tale organica cooperazione e i principali doveri e diritti con essa connessi siano determinati con precisione negli statuti”.15

In una breve nota diffusa a seguito dalla promulgazione del Motu Proprio, l'Opus Dei afferma: “Studieremo le conseguenze che queste modifiche possono avere sulla configurazione giuridica dell'Opus Dei, anche all'interno del lavoro che si sta svolgendo con il dicastero del clero sull'adattamento degli statuti richiesto dal Motu Proprio Ad charisma tuendum, in un clima di comunione con il Santo Padre”.

Qualche evidenza che deriva dalle decisioni pontificie

Tenendo conto di quanto in precedenza riportato, può essere utile focalizzare dei punti che potrebbero sfuggire all’attenzione di un lettore meno preparato sul piano del diritto canonico.

1] Una questione base è: la prelatura dell’Opus Dei è una struttura gerarchica della Chiesa16, o è invece una particolare istituzione della Chiesa, una prelatura, con compiti specifici? La prelatura dell’Opus Dei non è una struttura gerarchica della Chiesa e quindi è stata sottoposta al dicastero per il clero, in quanto struttura fondamentalmente clericale.

2] Con rif. al nuovo obbligo legato a una relazione annuale diversi commentatori si sono chiesti: quale è stato il comportamento dell’Opus Dei? Ha regolarmente presentato le relazioni dovute per il periodo in cui era Istituto secolare, cioè dal 1950 al 1982? E le ha presentate dal 1982 a oggi quando era alle dipendenze del dicastero dei vescovi?

3] Il terzo mutamento richiesto dal Papa riguarda gli statuti propri della prelatura. Si devono riformulare rispettando il ridimensionamento. L’Opus Dei aveva già subito un cambiamento proprio con rif. ai laici e alle laiche associati. Quando l’Opus Dei era Istituto secolare, i suoi membri - numerari e numerarie - professavano i tre voti canonici, e rispettavano l’obbligo della vita comune, l’uso del cilicio, la presenza nel circolo breve settimanale, la stesura del testamento prima della incorporazione definitiva, e altre pratiche ascetiche che l’avvicinavano al mondo dei Religiosi.

Si può qui notare che gli istituti secolari fondati da p. Agostino Gemelli ofm17, non avevano l’obbligo della vita comune, e ugualmente l’istituto Cristo Re, proprio in forza della loro secolarità.

Per giustificare questa sua posizione l’Opus Dei, affermò (Alvaro del Portillo18), che possono esistere Istituti secolari capaci di andare oltre il mininum previsto dalla Provida mater. Ciò favoriva una vita spirituale dei propri membri più solida e profonda.

Tutto ciò cambiò nel 1982, quando l’Opus Dei divenne prelatura. L’Opus Dei fu costretta ad annullare l’incorporazione che numerari e numerarie avevano nell’Opus Dei come Istituto secolare con i voti.

L’intervento di Papa Francesco obbliga adesso a un altro chiarimento:: i laici non sono incorporati nella prelatura, ma hanno un rapporto pattizio. Questo, deve essere regolato negli statuti che l’Opera deve rivedere e presentare poi alla Santa Sede per l’approvazione.

4] Il Pontefice ha specificato che il prelato dell’Opus Dei non può aspirare alle insegne episcopali riservate ai vescovi. La Prelatura, infatti, è un’istituzione non gerarchica e sottoposta al Dicastero per il Clero. Inoltre, il Papa ha sancito che nemmeno in futuro il prelato potrà godere dell’ordine episcopale.

5] Per dirigere l’Opus Dei, specifica il Papa, non occorre un vescovo. Basta seguire una linea fedele al carisma che ogni Istituto deve rispettare. In tal modo, il Pontefice stabilisce un’analogia con il carisma proprio dei singoli Istituti Religiosi, o Secolari, o Società di Vita Apostolica, che devono verificare le proprie opere e il proprio governo non sulla base di una autorità gerarchica, ma della fedeltà alle aspirazioni e direttive del loro fondatore sotto la guida della Chiesa.

Messaggio del prelato (17 aprile 2023)

Il 17 aprile del 2023 il prelato dell’Opus Dei, al termine del congresso generale straordinario convocato per applicare le direttive del Papa, ha scritto un messaggio ai membri dell’Opus. Nel testo sono evidenziati ringraziamenti, e si fa riferimento a una proposta di adeguamento degli statuti per rispondere alla direttiva del Papa contenuta nel motu proprio “Ad charisma tuendum”. Tale proposta sarà presentata alla Santa Sede nei prossimi mesi. Mons. Ocáriz specifica inoltre che i suggerimenti che non erano applicabili a ciò che la Santa Sede sta chiedendo potranno essere studiati durante le prossime settimane di lavoro, e in preparazione del congresso generale ordinario, che si terrà nel 2025. Il risultato finale dei lavori in corso sarà reso noto solo dopo l'esame della Santa Sede, alla quale compete l'ultima parola. Il prelato evidenzia anche il fatto che l’Opus Dei segue due criteri fondamentali: la fedeltà al carisma e l'adesione filiale alla volontà espressa dal Santo Padre. In ultimo si pone in evidenza il clima positivo (libero dibattito) del congresso e l’unità sostanziale dei membri.

Alcune considerazioni (2023)

Il messaggio del prelato dell’Opus Dei del 17 aprile 2023 è stato attentamente studiato da vari osservatori che hanno espresso commenti soprattutto in ambito privato.19 Si riassumono al riguardo qui di seguito talune sottolineature.

1. Nel suo scritto il prelato usa il termine “adeguamento alle direttive del Papa”. Questo significa che Ocáriz non ha in mente un “rinnovamento” dell’Opus Dei ma una “ubbidienza”. Non constata una necessità di mutamenti ma prende atto di un ordine da seguire.

2. Mentre si fa riferimento a una “proposta” che verrà presentata al Pontefice (aspetto conclusivo di un cammino di lavoro), il prelato non riferisce alcun aspetto del dibattito interno. In altri termini, si tace sulla parte più interessante del congresso: i contributi dei partecipanti. Tale fatto conferma una linea più volte segnalata da studiosi: la prelatura non rende noto quanto avviene al suo interno ma comunica all’esterno solo un dato conclusivo. Tale orientamento si discosta dalle informazioni che hanno caratterizzato i lavori del Vaticano II e delle stesse Conferenze Episcopali nazionali. Anche in questo caso l’attenzione del lettore è spostata verso la figura del Papa, mentre dell’assemblea si ricorda solo il libero dibattito e una convergenza su contenuti.

3. Nel suo messaggio, Ocáriz ricorda inoltre il carisma dell’Opus Dei e - per la terza volta - l’adesione filiale alla volontà di Papa Francesco. È questo un passaggio che per molti è da leggere tra le righe. Il Pontefice, infatti, non ha mai esternato commenti critici sul carisma, anche perché quest’ultimo - così come oggi viene presentato - non è diverso da quello di altre espressioni ecclesiali. Il fatto di aver comunque ricordato il carisma potrebbe far pensare a una specie di resistenza legata a comunicazioni del fondatore ove si faceva riferimento a messaggi divini espressi in varie forme (1928, 1930, nota di Escrivá del 1931…). Solo dopo il riferimento al carisma si afferma una posizione di adesione filiale. Quest’ultima, però, non è espressa in modo chiaro. Non si tratta, infatti, di adesione ma di ubbidienza (già cit.).

4. Unitamente a quanto finora annotato si deve aggiungere un punto che continua a rimanere incerto e variegato nelle sue sfumature: l’interazione tra la vita della prelatura e la vita della Chiesa. Per diversi autori, l’Opus Dei ha due volti. Da una parte la prelatura afferma lo stretto inserimento nella vita della Chiesa, dall’altra rimane una separazione dell’Opus Dei dalle realtà locali della Chiesa, e l’assenza di nette posizioni su temi particolarmente importanti per la cattolicità. L’Opus Dei, infatti, sostenendo che ogni suo membro agisce come singolo senza rappresentare la prelatura, si allontana di fatto da un cammino congiunto con le altre comunità ecclesiali presenti in ogni territorio. In tal modo, l’Opus Dei rimarca una propria “diversità” ricordando il fatto di essere prelatura. Tutto ciò spiega perché nel tempo sono state presentate al Papa proposte per conservare l’Opus Dei senza la caratteristica di prelatura personale.20

Qualche annotazione di sintesi

A tutt’oggi, la riflessione sull’Opus Dei sembra talvolta faticare a oltrepassare due estremi: l’attenzione alla dimensione politica della prelatura, e l’insistenza su quella economica. Anche taluni articoli e libri non riescono di frequente a focalizzare quello che rimane un interrogativo chiave: la Chiesa Cattoica ha necessità di una prelatura personale come quella dell’Opus Dei? In presenza di tale quesito, si avverte l’esigenza di osservare in modo attento il procedere della Chiesa nei prossimi decenni. A parere di più autori21 la distinzione tra membri dell’Opus Dei e fedeli non aderenti alla prelatura dovrebbe trovare un nuovo orientamento valorizzando quelle figure giuridiche del diritto canonico che la Chiesa - nella sua storia - ha riservato ai sacerdoti, ai religiosi e ai laici. Tali istituzioni (Congregazioni, Istituti, Fraternità, Movimenti, Fondazioni, Associazioni…), hanno fornito (e continuano a offrire) apporti considerevoli nella vita delle Chiese locali. Si pensi al riguardo a: seminari, parrocchie, scuole, università, ospedali cattolici, centri residenziali, missioni, case editrici… Tutto questo è avvenuto senza la necessità di ricorrere a una nuova macrostruttura quale è oggi l’Opus Dei. Per questo motivo, permane l’impressione che potrebbe essere utile sostituire la prelatura personale dell’Opus Dei con un’altra figura giuridica dalla struttura più semplice, dalla dinamica interna più trasparente, dall’operato più vicino al cammino di tanti altri figli di Dio.

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