Il disturbo narcisistico di personalita’ del fondatore dell’Opus Dei

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Non siamo noi il centro della nostra prediga, ma Cristo, il Signore! Noi siamo solo dei servitori, e questo per amore di Gesù. (II Kor 4.5)


Un altro articolo (Es el Opus Dei un fraude total? Por Marcus Tank, 4 de majo de 2007) ha mostrato la mia incapacitá che l’Opus Dei abbia una origine soprannaturale. Questa sfiducia si basa sul fatto che io non vedo nessuna vera autentica solida spiritualità nell’ “Opera”, e non riconosco nella pratica dell’organizzazione il modo che vada bene per l’opera di Dio.

Tutto al contrario, quello che osservo, e una sistematica bugia e imbroglio, la mancanza di trasparenza e una forte tendenza al dominio delle persone, per cui le intime libertà vengono calpestate in modo pianificato, una relazione servizievole utilitaristica per la autorità della chiesa, dall’inizio la mancanza di una chiara “anima”, dal momento che essa ha modificato a seconda dei tempi, momenti e abitudini.

Tutti questi motivi, ed alcuni altri ancora, che qualcuno potrebbe aggiungere, lasciano in me il sospetto, che il fenomeno “Opus Dei” è una chiara invenzione umana con delle motivazioni uniche, che si possono difficilmente riportare a Dio, dopo che ci si lascia dietro la prima impressione, che si potrebbe ricevere; in questa “Opera” non si vede il vero segno di Dio.

Adesso, anche se cosi fosse, non si deve contestare a priori il loro annuncio di buona volontà, ma nemmeno nessun impulso delle origini del suo fondatore, che furono ispirate dall’alto e che più o meno vennero ben trasmesse.


Un Fenomeno inspiegato

Non so, se sono tutti coscienti, fino a che punto questo sito internet (www.opuslibros.org) ha contribuito negli ultimi anni a far chiarezza sugli insegnamenti, che Opus Dei, non senza orgoglio ha raggiunto, ed a scuoterne i suoi capisaldi.

Già da molti anni i lavoratori di questo sito hanno provato a trovare una spiegazione logica, che cosa è l’ Opus Dei e da cosa proviene, dal momento che ci sentiamo intimamente colpiti dalla verità di questa istituzione, che ha determinato la nostra vita. Ognuno ha, come è normale, il proprio intelletto dietro di se, e siamo arrivati prima o poi alle nostre conclusioni. A questo punto desidero avvertire particolarmente E.B.E., dal momento che grazie a tutto questo può essere considerato come pioniere in questo obbiettivo.

Dal mio lato riconosco, che dal punto di vista cognitivo potrei ottenere progressi con una riflessione critica sulle realtà e sui fatti nascosti. Per questo dovevo superare la mia esagerata fiducia nella istituzione dell’Opus Dei, che ha origine nella presente costruzione dogmatica o fanatica, per arrivare ad un lato della cosa, che corrisponde di più alla realtà: un lavoro, che naturalmente non ha un carattere polemico, bensì al contrario, una attività critica del significato intellettuale.

Ad ogni modo è sicuro, che non potevo spiegare le cose completamente nei motivi e coerentemente, ciò da punti di vista fenomenologici appare molto difficile. Ma in conclusione credo di aver trovato una sufficiente risposta, che dovrebbe significare che, con questo ho mostrato il nucleo che spiega tutto quello che finora è successo nell’Opus Dei e quello che ancora succederà.

Una spiegaziopne che accontenta

La discrepanza costante, che noi in questa istituzione, nelle loro parole e lavoro scopriamo, la superficiale teologia nelle spiegazioni, le contraddizioni evidenti, se non la declinazione nel credo della ragione, non rappresentano, come appare nella visione semplificata, un problema dottrinale oppure storico spagnolo, in cui è nato tutto questo, bensì tutto si spiega attraverso la mentalità e la personale istruzione di Escrivas, e questa spiegazione è allo stesso tempo semplice e soffocante.

Per spiegare ciò che succede con Opus Dei, non ci sta bisogno di spiegazioni storiche, teologiche o canoniche. Esiste la mia concezione dopo una sufficiente motivazione: la patologica personalità del fondatore, oppure detto in altro termini, la patologia della sua personalità. Si può affermare con sicurezza, che Opus Dei è una creatura del suo fondatore e l’immagine della sua personalità: Opus Dei è più Ioseph Marie che Opus dei. Se noi osserviamo ciò sotto questo punto di vista, vengono alla luce improvvisamente le discrepanze della sua personalità, ed i pezzi del puzzle passano perfettamente assieme.

Ma vediamo una volta i motivi, che mi hanno portato a questa conclusione e ad una così distruttiva affermazione e che all’inizio emotivamente non volevo accettare. A quando ho confrontato la personalità del fondatore con criteri medici e sintomatici, che vengono usati nella diagnostica clinica, mi apparve evidente la possibile diagnosi. Presenterò questa analisi, e ognuno tirerà le sue conclusioni.

Per la delicatezza del tema, i lettori mi scuseranno se sono un pò dettagliato, per come appare; Avrete tempo, di leggermi al ritmo giusto.

Basi della diagnosi

E’ vero, che alcune ipotesi su coraggiose patologie psichiche vennero presentate dalla nota emiplegia (una forma di epilessia; l’epilessia diventa una cosa con una sintomatica psichiatrica) fino alla depressione, se si va a finire sul cosiddetto disturbo bipolare. Anche il diabetico entra nella menomazione psicologica, ma senza l’intensità, che si realizza con Escriva. Adesso descriverò, cosa mi porta a concludere in modo netto con la osservazione della realtà che si tratta di un disturbo narcisistico della personalità.

Prima che mi addentro nella materia, devo fare alcune precisazioni generali, che faciliteranno un riordino di idee rispetto a ciò che dirò dopo. Ci si deve attenere adesso, che il fondatore recita una parte carismatico-religiosa, che tutta la sua personalità circonda questo ideale, e che tra l’altro il suo pensiero attraverso un ambiente socio culturale che è determinato in Spagna, dove è nato e dove è anche diventato prete, e che alla fine dopo i cinquanta anni portò a suo vantaggio le nuove correnti degli insegnamenti, che conobbe a Roma, per sottolineare la sua unicità.

Questo disturbo della personalità è generalmente associabile con una vita, che nella interazione sociale fino ad un certo grado scorre normalmente, anche se gli altri ci soffrono molto;

Ad ogni modo, non si può sottovalutare, che l’immagine della sua personalità venne fortemente controllato dai suoi stretti collaboratori, sia nella guida dell’Opus Dei che nella vita pubblica, da Alvaro de Portillo innanzitutto.

Per descrivere le tipiche caratteristiche del narcisismo, mi servirò del DSM-IV: manuale diagnostico dei disturbi mentali, dell’associazione psichiatrica americana, che abitualmente viene usato da professionisti del ramo. Inoltre per porre il concetto all’interno di una sintomatica su una più ampia base, applicherò i criteri di Theodor Millon, che vale come uno dei migliori esperti nella branca dei disturbi della personalità ed anche come collaboratore del DSM-IV in questo specifico argomento.

Non solo i nuovi criteri della diagnostica, che metto in corsivo, ma tutte le asserzioni sul narcisismo, anche se non sono poste in modo chiaro e dettagliato, si ringraziano le fonti e non sono note le firme.

Descrizione del disturbo della personalita’ Jose Maria Escriba

DSM-IV definisce il disturbo narcisistico della personalità come un muster generale favoloso (nella fantasia o nel comportamento), la necessità di lasciarsi adorare e un’assenza di empatia, che prendono all’inizio degli anni dell’ adolescenza e che si realizza in diverse relazioni nei seguenti 5 (o più) punti:

Grandiosa concezione della propria importanza

Il narcisista: 1. Ha una grandiosa concezione della propria importanza: così esagera un po’ i successi e le capacità, spera di essere riconosciuto come superiore, tuttavia senza riportare reali corrispondenti successi.

Questa prima caratteristica, che riguarda la base del narcisismo, passa a pennello al profilo del fondatore dell’Opus Dei. Come nasce questa concezione della propria importanza e grandezza? Già da piccolo è stato visto da sua madre come uno scelto da Dio, poi assicurò, che in un modo straordinario che si salvò da una malattia mortale, quando il dottore non gli diede neanche un paio d’ore di vita – che piani avrà Dio con questo bambino, considerando che lo ha lasciato in questo mondo? Disse la sua mamma. I suoi genitori intrapresero la via di Torreciudad, per ringraziare il miracolo, che fù realizzato come intercessione della Santa Vergine.

Tutto nella sua esistenza, porta caratteristiche che vanno oltre la media e lo rendono “straordinario”. Scelto da Dio, per fondare l’Opus Dei – che l’essere Escrivas più grande di tutta la storia della chiesa – porta nel piccolo gruppo dei più grandi dell’umanità: così si è sempre considerato. Nella sua vita si ripetono i grandi fatti e miracoli, che si trovano in una precisa letteratura des Siglo de Oro nella biografia di santi, che ha di sicuro letto in gioventù. E come se queste letture avessero determinato la sua mentalità. Citò alcuni documenti, che mostravano, fino a che grado si considerava particolare, ma in una misura che appariva patologica.

“Fin dall’inizio richiese Escriva, che all’interno degli adepti dell’Opus Dei, dovesse essere praticato un effettivo culto divino sulla sua persona, ciò vien detto nella “Spiegazione per Maria Angustias Moreno”, che dopo la pubblicazione di questo libro fece una campagna diffamatoria con dei preti dell’Opera; sottoscrissero questa solidarietà Ana Maria Calzada Jiménez, Nuria Passola Palmada, M. Luisa Pericot Raurich, Montserrat Codina Francisco, M. Rosa Garrido Adán, Enrique Sopena, Pilar Navarro Rubio, Begoña Escoriaza, M. Jesús Hereza, Alberto Moncada, Isabel de Armas Serra, Soledad Sáez de Tejada, Concha Fagoaga, M. Luisa Vidal, Paloma Saavedra, Eloisa Porras García, Lola Heredia Herrera, Cristina Alcántara Martínez, Mercedes Alegre Villegas, Sol Castillo Jiménez, Rosa Quintana Zaragoza, Nati Paño Asuero und M. Teresa Vázquez Parladé. Il testo è accessibile sotto Carta de apoyo a María Angustias Moreno), che apparve nel giornale “El Diario de Barcelona“ in Gennaio 1977 e venne stampato anche nel bando „Escrivá de Balaguer ¿Mito o Santo?“ („E. d. B. – mito o santo?“), Madrid 1992, S. 267-68. “Ma si non si tratta, come Jesus Infante assicurò ( „El santo Fundador del Opus Dei“ („Der heilige Gründer des Opus Dei“),Barcelona 2002, Kap. 9)), di una ragionevole ammirazione umana, che appartiene normalmente al fondatore di una congregazione religosa, bensì una vera e proprio culto dell’idolatria, come se l’Opus Dei fosse una setta, dove viene fatta una devozione al fondatore come se fosse un idolo.

Si tratta di un culto, che nella sua misura è paragonabile al regime fascista degli anni trenta. Questa devozione pagana per il fondatore, si diffuse all’interno dell’opus Dei e raggiunse aspetti, che per un’organizzazione, che si definisce cattolica, appare deplorevole, dove tutto si racchiude su Escrivas, che si poteva anche nominare “per antonomasia” “padre” e “fondatore”.

Queste frasi dai libri di Jesus Infante descrivono completamente gli aspetti centrali dei primi sintomi narcisistici di Escrivas. Convinse facilmente i suoi discepoli, che lui era un santo vivente e che Dio lo scelse come mezzo per la salvezza del mondo, “sebbene lui fosse un grande peccato” come si curò di dire.

Sorprendentemente come i bambini nei paese a regime comunista, dove i sovietici imparavano la lingua russa e dove a Stalin ci si doveva rivolgere come Nostro Padre Stalin.

Escriva aveva la coscienza di una dittatore carismatico e di un messia. In tal senso la pretesa appare un po’ strana, che lui avesse ottenuto una fondazione, che discendeva dalla chiesa: parla dei primi dodici, dei traditori o del traditore, parla di Alvaro saxum – lo scoglio - e disse e scrisse, che non fù un uomo che pensò di fondare l’Opus Dei etc. L’esistenza di presunte straordinarie facoltà soprannaturali, che non vengono documentate per il fatto che si tratta dell’anima del fondatore e su tutto questo non venne mai fatta chiarezza, e ciò costituisce un segno che la verità è stata alterata attraverso questi pensieri di grandiosità: Sotto voce parlò di Maria e apparizioni angeliche, la storia dell’ “asino rognoso” di Rose von Rialp, particolari casi di morte di uomini, che si trovarono sulla sua strada, come una punizione divina, frequenti incontri con Dio” etc. Chi voleva contraddirlo?

Che si sentisse un tabu ed una cosa inutile, può essere interpretato come una falsa umiltà – oppure come termine per cui, in alcune situazioni risaltano la sua insicurezza e il suo vuoto interiore. Come si vedrà in seguito, è in accordo questo tipo di disturbo con la sua concezione di grandezza della propria importanza.

Tutto quello detto è coerente con i fatti noti, la cui conseguenza, osservata a freddo, agisce in modo particolare in una persona normale, e chiaramente non vorremmo dirlo per un prete fondatore, che si spaccia per santo. Mi occupo della domanda, che già da tempo è conclusa e che riguarda il cambio di nome, il titolo nobiliare, la costruzione di una falsa storia familiare, mobilia da costruire o ricostruire, come la casa della sua famiglia a Barbastro, e presunti nomi di famiglia da ricercare, fino a che ci si perde nell’oscurità della storia, si crea stemmi e li diffonde dappertutto, si disegnano immagini con i componenti della famiglia (se la famiglia fosse stata importante, ci sarebbero stati quadri con i loro nomi), e li si appende in tutti i centri, si scrivono, si comprano e si custodiscono libri sulle sue origini – già ai tempi suoi e personalmente controllati – su luoghi e cose, che hanno a che fare con lui, si tirano fuori vecchie sottane e pigiami, denti estratti e capelli tagliati di quando era dal barbiere, come reliquie per il futuro. Ancora: si cercò riconoscimenti, viveva in un lusso, fuori luogo per i tempi e la propria disponibilità, costruì edifici lussuosi e li abbellì con mobili sfarzosi, plaffoniere e pareti come in palazzi con affreschi, cappelle lussuose, che risultava uno scandalo per ogni osservatore, e lavorò parecchio nelle stanze, dove i suoi resti sacri dovevano essere adorati per sempre. Si tratta chiaramente di un santo, che può prevedere la sua futura devozione!

Sullo stesso piano come le “Reliquie” la versione della Cappella di Samaniego sulla Torreciudad del 1940 la riproduzione di altari della chiesa di San Cosme de Burgos per appenderli a Roma. Anche la ricostruzione della facciata della cattedrale di Barbastro, dove ricevette il suo primo sacramento, così come l’acquisizione dei resti della nave J.J. Sister, “testimone” di un altro intervento di Dio come San Paolo o il profeta Jona, oppure “l’aneddoto” che propose, di seppelire suo padre nel mausuleo di famiglia di Miguel Fisac in Daimiel, dal momento che non sopportava che suo padre avesse solo una sepoltura come gli altri. Tutto questo appare come un sintomo si una particolare sopravvalutazione di se stesso. In questa serie si può anche nominare la costruzione del santuario di Torreciudad, oppure il progetto di due o tre santuari mariani, sebbene la devozione della madonna era solo mezzo motivo per la sua costruzione e che in realtà serve alla devozione della vita e dei miracoli dei santi.

Tutto questo mi appare al quanto particolare per una personalità spirituale; mi appare più come la descrizione di un narcisista con “santità folle”. Si legge ancora una volta la citazione di San Paolo, e si evidenzia il contrasto: ci si può immaginare di come una persona di fede converte il mondo e allo stesso tempo è dipendente da queste cose? Oppure, se si pensa ad altre personalità, più vicine ai tempi nostri, si può dubitare della santità di Maria Teresa di Calcutta o di Pio da Pietralcina? Si può immaginare, che questi santi dipendano da tali cose materiali?

Teodoro Millon dice del narcisista: ”Gli piace, che gli altri apprezzino le sue azioni in modo esagerato, e si arrabbiano, se non ricevono la lode, che credono di essersi guadagnati” Forse si per questo un nipote di Escrivas ed altri parenti furono ironici su questo famose parente dicendo:” Marqués de Peralta, proprio una bella merda!“ (Vgl. C. Albás, „Declaraciones“ nel giornale “El País“, 11. Juli 1991).

Cito un altro passaggio di Jesus Infante: Già dai primi anni del dopoguerra in Spagna, quando l’Opus Dei aveva pochi soldi e si rendeva necessario di risparmiare sul cibo per i numerali, Escriva pretese la disponibilità di un’auto, usandola per girovagare per Madrid, “grande o ancora più grande di quella del ministro”( Luis Carandell: „La otra cara del Beato Escrivá“- „L’altra storia dell’anima Escriva“ nel giornale „Cambio 16“ del 16. Marzo 1992). Escriva giustificò questa grande follia di vanità sostenendo che lui aveva bisogno di apparire con una persona importante, così che avrebbe ricevuto rispetto dall’Opera. Così non poteva andare in un Hotel semplice, bensì sempre in uno di lusso, e non poteva indossare gemelli economici, ma d’oro. E se creava scalpore, recitava la carta del soprannaturale, altrimenti non sarebbe stato di suo gradimento, e tranquillizzava così la sua coscienza, che tutto faceva per il bene dell’Opera”. Come successiva prova di questo primo sintomo si dovrebbe anche includere, l’esagerata rappresentazione si dovrebbe anche includere, quello che riguarda l’esagerata rappresentazione del “soprannaturale” nell’Opus Dei ed il fatto, che Escriva stesso presentava i suoi subalterni come intermediari di una volontà divina. Così riuniva nella devozione divina verso il fondatore il suo totalitarismo ed un presunto carisma, che in ultimo si lascia riassumere nella frase, che Dio ama, e che tutto deve essere seguito secondo i dettami del fondatore e così impose questi criteri nell’Opus Dei.

Preoccupazioni per un fantasie di successo

Il narcisista: 2. è con una immaginazione fantastica occupato in successi illimitati, di poteri immaginari, splendore, bellezza o amore

Già da parecchio prima Escriva trattava della sicurezza, che era stato scelto per una missione di misura universale. I suoi piani erano in questo senso sempre grandiosi. Non si trovò bene, bensì curò il ritmo di far finta di fare qualcosa e di procedere. Le sue fantasie di successo sono realmente illimitate. E’ sufficiente ricordare alcune sue massime: ”capovolgere il mondo come un calzino”, oppure sul regno di Cristo:”e vidi trionfare Cristo…”, oppure sull’influsso sul mondo:”da solo non ce la fai, ma insieme certo!”, quando passeggiava nel centro di Londra, oppure quando esortava di lavorare nei nervi centrali del mondo, di inondare il mondo con carta stampata etc all’infinito.

Ha fantasie di grandiosità, ed anche in tutto, quello che riguardava il soprannaturale e l’amore per Dio, per quello veniva descritto come seminarista, e con ironia, come “rosa mistica” – “rosa segreta”.

Allo stesso modo si spiegano gli esagerati esercizi fisici ed il suo impeto degli anni trenta, imitare i grandi santi, che lui non voleva rimanere dietro di loro.

Tuttavia non rimane dietro a tutto questo che con delle imitazioni esteriori ed in modo superficiale, ciò che fecero questi santi, a livello spirituale non lo colse affatto.

L’evidente sviluppo della vita dell’anima del fondatore, non supera il piano eroico delle capacità umane, una facoltà, che all’interno della chiesa un movimento di persone organizzate è riuscito a fare, come un’armata pronta a partire, come nei secoli scorsi i dittatori hanno creato diversi gruppi di sette.

E se noi parliamo di fantasie, appare proprio, in questo passaggio, tutto porta, che riguarda l’aspetto cognitivo del narcisismo e cosa spiega, come esempio Escrivas, conduce la sua costruzione ideologica. Vado a citare Opera von T. Millon wieder (S. 369-372):

L’aspetto cognitivo del narcisismo è molto interessante, dal momento che giocano con la realtà che modificano e rimettono i fatti con l’intento , di rafforzare il loro credo, per offrire l’immagine di una ascesa costante. I Narcisisti scrivono favole su se stessi aggiustano le storie, per ingigantirle. Si ricordano al passato come lo avrebbero avuto volentieri. Con accento e forza rendono chiaro, ciò che era di significato nella storia e sempre con lo sguardo all’attuale situazione. La ricostruzione del passato offre le basi per le attuali fantasie. Il passato viene strumentalizzato, nel modo che possono disporre, al contrario della depressione, che usano per la loro critica personale. La fantasia non si limita al futuro, bensì si allarga al passato e lo rende nuovo.

Opportunisticamente mischiano sogni di potere e paranoia, ciò vuol dire che, questa completa pazzia contiene in se stesso una costruzione, che assegnano a situazioni reali.

Queste persone hanno così una viva fantasia, che il futuro non dipende più dal caso.

La fantasia preme con intensità enorme, e in misura, che la realtà finisce in contraddizione. Si permette libertà di fronte a fatti e si abitua a mentire, per mantenere le proprie illusioni. Mentono a loro stessi e si danno da fare per elaborare motivi plausibili.

Applicano meccanismi di raziocinio e di regolazione cognitiva, che loro in larga misura mettono assieme come una normale soggettiva rappresentazione con ricordi falsi ed illusioni e fatti realmente accaduti. Stimoli e conflitti, che non li ritiene utili, vengono rapidamente trasformati, così tanto da renderli necessari.

Il proprio potere e l’onore offrono un gioco, che nella fantasia si deve sempre mettere. Il narcisista recita e applaude allo stesso tempo, mostra le sembianze di un attore, e in modo che, quanto le ripete. La fantasia aiuta, che lui si diletta della propria esibizione.

Si sa d’altro canto molto bene, che i legame tra narcisismo e abuso di potere, esercitano i megalomani e forme carismatiche nella propria organizzazione (Sankowsky, 1995), ridefinire la verità con l’obiettivo, di mantenere le persone che lo seguono ed in un particolare stato.

Perciò i narcisisti fondano, dal punto di vista cognitivo, la realtà in sogni e in fantasia. Il loro passato, presente e futuro sono colorati da queste fantasie.

Volevo non commentare queste asserzioni, in quanto appaiono di per se abbastanza forti. E’ possibile, che alcuni, dopo che le hanno lette, hanno detto e pensato:”realmente, questo in pratica spiega tutto”. Una cosa importante, che dapprima in questo sito internet mi ha mostrato documenti esaustivi a riguardo, è la storica manipolazione dell’animo e proprio della storia dell’opus Dei. E qui si può anche trovare del perché le lettere della fondazione hanno una data falsa, in modo che la storia del presente potesse essere scritta nuova senza preoccuparsi della realtà: in quanto la fantasia non si limita al futuro. Bensì si allarga anche al passato e lo rielabora da capo.

(continua)



Nei casi del fondatore dell’Opus Dei ci si può solo muovere tra due posizioni estreme: O lo si rifiuta del tutto, oppure lo si accetta incondizionatamente nella sua grandezza carismatica, che recò con talento soprannaturale divino. Una via di mezzo non è pensabile. Per quello ci si deve sempre chiedere: e se forse tutto questo non fosse vero, quello che dice il fondatore e ciò che riguarda i suoi stretti collaboratori?

Sulla base di tali evidenze mi decido si seguire più la mia ragione che credere la persona di Escrivas oppure il suo collaboratore Alvaro Portillo. Ci piace credere, che Escrivas non aveva soltanto cinque dati che lo considerano - da un punto di vista di diagnosi psichiatrica – un narcista, bensì secondo la mia idea tutti i tipici sintomi, per cui non ci sta nulla di nuovo. D’altro canto mi infastidisce, di accettare il non senso divino, che Dio avrebbe scelto lui, per realizzare la sua Opera, in quanto dalla sua patologica personalità, sarebbe stato il primo a deformare le cose e allontanare Dio dal centro, che tocca a lui. Poi, indipendentemente da tutti i ragionamenti, è un dato di fatto, che l’Opus Dei non va evidentemente in direzione della verità, bensì del fanatismo e dell’integralismo, e ci si accorge qui di nessuna sincera ricerca della verità ed un preciso aggancio ad essa, altresì l’accrescimento del carisma del fondatore a qualsiasi prezzo, fino al punto tale che, che probabilmente non hanno più a che fare, con quello che è il senso della chiesa. Per questo il tenace isolamento di fronte la realtà non è un buon segno.

E’ sufficiente già, pensare alle caratteristiche del narcisista, ed io ero sorpreso sulle similitudini con le linee d’essere di Escrivas. Altri hanno già prima di me tentato, di trovare il filo rosso in una interpretazione sulle sue azioni. Forse il fondatore aveva di per se fatto quasi nulla, in quanto la sua personalità, che era così strana, significava una evidente difficoltà. Ma poteva contare con particolare meraviglia su Alvaro del Portillo, che affievoliva le sue debolezze e le completava e raggiunsero ad una perfetta simbiosi. Qui risiede la chiave del suo successo, se così si può chiamare. Un altro potrebbe trovare in questo incontro, delle situazioni, che rendono favorevoli le sue idee straordinarie, e su tutto l’atmosfera socio culturale della Spagna del dopoguerra.

Ma questi sono altri temi. Oggi mi limito sull’analisi della personalità di Escrivas, prendendo spunto da aspetti esteriori, che per noi sono cosa certa, sebbene sono cosciente delle difficoltà. E a conclusione non ho trovato alcuna migliore spiegazione, per capire, come l’Opus Dei oggi è quello che è, per come questa visione malata del fondatore si diffuse.

Sarebbe sufficiente per me, per l’acceso lettore di questa pagina, che qui tenti meglio di capire, cosa gli è capitato nella sua vita e di aver portato un po’ di luce. Senza trasformare questa conclusione in una predica, “un piacere da mantenere e da ascoltare” , come Cervantes formulò con ironia, dico anche io, che voi non avete bisogno di sentirvi traditi, in quanto, quello che non viene fatto per Dio e per amore, va perduto. Al contrario, i molti o pochi anni, che avete trascorso, in questa particolare forma di “follia collettiva” contribuisce a che l’Opus Dei si trasformi in un purgatorio, fino ad una crescita interiore di una vita spirituale matura e stabile, un vero incontro con Dio.